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“Con Mario Draghi il presidente della Repubblica Mattarella ha commissariato la politica”.

Andrea De Simone (Confartigianato): “L’unico modo che il premier ha di far funzionare le cose è dire ‘decido tutto io'”.

“Con la nomina di Mario Draghi a presidente del consiglio dei ministri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ritenuto opportuno commissariare la politica”. Per il segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo, Andrea De Simone, l’unico modo per Draghi di far funzionare le cose è comunque quello di dire ai partiti “decido tutto io, mettetevi a sedere e il primo che non è d’accordo si va a casa”. Infine tre cose che De Simone chiederebbe a Draghi per la Tuscia: il completamento per la trasversale, 4 treni veloci Viterbo-Roma e lo sviluppo turistico del territorio.

Segretario De Simone, quale è il suo punto di vista rispetto al percorso che ha portato Mario Draghi a ricevere la nomina di presidente del Consiglio?
“Penso che la politica sia stata commissariata. E’ evidente che questa legislatura, con tutte le maggioranze che ci sono state e tutti i tentativi di formare i governi, è una legislatura spremuta. Una legislatura che non ha più alcun senso. Le urne erano infatti, secondo me, il percorso più giusto da fare. Mi rendo conto però del momento storico che stiamo vivendo. E del fatto che il presidente della Repubblica abbia ritenuto opportuno commissariare la politica. Questo è successo”.

Il Paese però sarebbe andato al voto senza la riforma del sistema elettorale resa necessaria dall’ultimo referendum sul taglio dei parlamentari…
“Non lo so se la riforma elettorale sia tra le priorità di Mario Draghi e non so nemmeno che orizzonte temporale si sia dato questo governo. Non so se sia intenzionato a risolvere le emergenze di questo periodo per poi andare alle urne oppure proseguire oltre il suo cammino. Questo dipenderà anche dai mal di pancia dei partiti”.

E cosa dovrebbe fare Draghi per evitarli?
“Le scelte sono due. Fare il commissario vero dicendo ‘decido tutto io, mettetevi a sedere e il primo che non è d’accordo si va a casa’. Oppure decidere di fare ogni volta sintesi tra i diversi punti di vista dei partiti. E l’antipasto l’abbiamo avuto questa settimana quando abbiamo dovuto aspettare qualche giorno in più per portare la lista dei ministri da Mattarella perché tutti eravamo in attesa dell’esito del voto su questa benedetta piattaforma Rousseau. E’ chiaro che se ogni volta siamo prigionieri di qualcosa, è evidente che sarà difficile governare”.

Se invece Draghi si comportasse da commissario?
“Se agisse da commissario vero qualcosa riuscirà a portarla a casa. Su questo le sue qualità sono indiscutibili. Ma la politica si deve affidare al commissario. Per ora Draghi è stato osannato da tutti, quasi santificato. Ecco, questo clima di poesia da lunedì deve diventare prosa. Da lunedì si dovrà passare a provvedimenti veloci. Dai vaccini ai licenziamenti”.

Draghi commissario non significherebbe anche il commissariamento del parlamento?
“Io sono per la democrazia e infatti, per me, il percorso più giusto da fare era andare subito al voto. E si potevano tranquillamente mettere insieme politiche e amministrative alla fine della prossima primavera. Il presidente della Repubblica ha pensato di fare diversamente, ma non è quello che condivido. Adesso in parlamento c’è una maggioranza palesemente diversa rispetto a quella che ha vinto le elezioni nel 2018. Questo è evidente. Siamo arrivati alla terza maggioranza…”.

Questa volta, però, dopo aver sperimentato tutti i tipi di maggioranza, prima a destra poi a sinistra, il risultato è una maggioranza più che assoluta. Quasi totale…
“Sì certo. Stanno fuori Fratelli d’Italia e un pezzetto del movimento 5 stelle. Praticamente l’80 per cento del parlamento”.

E Draghi secondo lei riuscirà a tenere tutti quanti insieme fino alla fine?
“Serve una gestione commissariale proprio per questo. Perché poi, quando si va a fare sintesi in parlamento, le divergenze per forza devono venire fuori. Non posso pensare che sui temi si siano tutti appiattiti. Altrimenti è veramente la morte della politica”.

Tenuto conto, come lei ha detto, che la legislatura è stata spremuta, con Draghi il presidente della Repubblica ha scelto il più bravo o il più conveniente?
“Ha scelto quello con il curriculum migliore”.

Quindi il più bravo…
“Quello a cui la politica non poteva dire di no. Se Draghi è il più bravo lo vedremo dalla prossima settimana”.

Quali dovrebbero essere le priorità del governo Draghi?
“Il Recovery plan è il motivo per cui non siamo andati a votare e il Recovery plan è la vera priorità del governo. Ed è anche il motivo per cui Mattarella non si fidava più del governo Conte. Non si fidava a fargli fare il Recovery plan”.

Perché secondo lei non si sarebbe fidato?
“Probabilmente il governo Conte non gli ha dato sufficienti garanzie di capacità. Oltre che di maggioranze stabili, un governo vive e va avanti grazie anche alle sue capacità”. 

Però fino a poco tempo fa Conte era amato e stimato da tutti…
“Evidentemente agli occhi del presidente della Repubblica Conte si era già giocato tutti quanti i jolly a disposizione”.

Che vuol dire?
“Due maggioranze totalmente diverse, poi di nuovo una crisi dopo un voto di fiducia. Per finire poi di nuovo nelle mani del capo dello stato. E Mattarella non si è più fidato”. 

Adesso, quindi, quali dovrebbero essere le priorità del governo Draghi?
“Innanzitutto velocizzare il percorso delle vaccinazioni. E’ vero che sono iniziate e che le stanno facendo, però stanno andando a rilento. Gli ottantenni viterbesi che si prenotano oggi verranno vaccinati ad aprile. Con la seconda dose alla fine di aprile. Così gli ottantenni li avremo vaccinati a maggio. E non è questa la strada per arrivare alla famosa immunità di gregge e all’uscita dall’emergenza sanitaria. Le vaccinazioni vanno quindi velocizzate, con una gestione sanitaria diversa. C’è poi il Recovery plan, la necessità di far tornare a lavorare le aziende e la questione dei licenziamenti”.

Secondo lei il blocco dei licenziamenti va prorogato oppure no?
“I provvedimenti sono tutti collegati e la vera scelta è far lavorare oppure no le aziende. Se non le faccio lavorare devo prorogare la cassa integrazione e quindi anche il blocco dei licenziamenti. Diversamente va trovata un’altra soluzione. Ma quanto vogliamo prorogare cassa integrazione e blocco dei licenziamenti? Un altro mese? Altri due mesi? Prima o poi una soluzione va trovata. E va fatto in tempi brevi”.

In che modo?
“Vanno sviluppate politiche attive del lavoro che portino a un orizzonte diverso. Però la strada è consentire a tutti di tornare a lavorare. E sono ancora troppi i settori che lavorano a mezzo servizio”.

Quali dovrebbero essere le politiche attive che andrebbero messe in atto?
“Tutte quelle politiche che portino all’inserimento e al reinserimento dei lavoratori all’interno delle aziende attraverso una diversa formazione degli stessi. Non si può più andare avanti con provvedimenti emergenziali”.

Come esce il mondo dell’artigianato della Tuscia da un anno di Covid?
“Un pezzo di questo mondo è pieno di senza, ed è quello legato all’edilizia e a quelli che gli gira intorno. Ad esempio i bonus, l’unica cosa saggia fatta dal governo Conte. Sono partite tante commesse e le imprese stanno lavorando portando questo settore in tranquillità fino al 2023. E l’edilizia trascina con sé altre aziende. Dall’impiantistica all’imbianchino a chi lavora il legno e gli infissi. Un settore, quello dell’edilizia, che sta anche assumendo. C’è invece tanta preoccupazione per tutte le realtà che sono legate al food. La ristorazione si è tirata appresso tutta la filiera e quindi tutte le produzioni artigianali”.

Per quanto riguarda la città di Viterbo, secondo lei l’amministrazione comunale è stata all’altezza dell’emergenza Covid?
“L’amministrazione comunale è stata vicina alle aziende per tutto quello che poteva fare, specialmente nella prima fase del lockdown. Tenuto conto anche dei suoi poteri limitati. L’amministrazione comunale ha favorito l’economia”.

Se lei potesse chiedere a Draghi di fare tre cose per rilanciare la Tuscia dopo l’emergenza Covid, cosa gli chiederebbe?
“Il completamento della Trasversale e quattro treni veloci al giorno che partono da Viterbo e vanno a Roma. Due la mattina e due la sera e che portino lavoratori, studenti e turisti nella capitale in un’ora. Questo, e sarebbe la terza cosa ma verrebbe da sé, significherebbe un arricchimento per la Tuscia dal punto di vista turistico e residenziale”. 

Da: Tusciaweb